sabato 8 ottobre 2011

La democrazia imperfetta

Ieri, durante la trasmissione di Paratore su Rai 2, ho ascoltato una risposta dello scrittore Buttafuoco che mi ha fatto riflettere sulle condizioni della nostra democrazia. Lo scrittore siciliano ha infatti affermato: "Io non sono nè di destra nè di sinistra, non voto, non faccio politica e non sono democratico".

A prima vista sembrerebbe una frase ad effetto, buttata lì per impressionare la platea da parte di un personaggio noto per il suo anticonformismo, invece, a parer mio, è una perfetta sintesi delle condizioni attuali del nostro paese.
I dati ufficiali ci dicono che gli aventi diritto al voto in Italia sono 47.118.352. Bene! Ma ci siamo mai chiesti quanti di questi hanno i requisiti necessari per poter esprimere un voto ragionato e consapevole nell'interesse del paese, indipendentemente dalle proprie motivazioni strettamente personali. Non penso siano più del 50%. Ed è proprio tra questi 28 milioni di elettori consapevoli che si trovano i numerosissimi astensionisti come Buttafuoco, al quale spero nessuno vorrà negare la capacità intellettiva per esprimere un voto ragionato e consapevole. Il risultato è che oggi siamo rappresentati da un parlamento eletto con la maggioranza dei voti provenienti da chi è meno consapevole dell'importanza del suo voto per il benessere futuro di tutti.
Tutto ciò ci conduce inevitabilmente a mettere in discussione il "suffragio universale" che sta alla base
della democrazia come oggi l'intendiamo e che è ormai un retaggio delle vecchie lotte ottocentesche che hanno gettato le basi per il mondo "moderno" nel quale oggi viviamo. Ma appunto perchè "moderno" il mondo di oggi forse richiederebbe di uscire da una "democrazia" ( governo del popolo ) che si è trasformata in una dittatura della maggioranza non qualificata, per passare ad una "democrazia responsabile".


Il primo passo in questa direzione dovrebbe essere quello di trasformare il "diritto al voto" in un "dovere di voto". Non dovrebbe quindi essere possibile astenersi dal voto per noia, disinteresse o convenienza senza incorrere in una penalizzazione per non aver partecipato al momento fondante della vita politica e sociale del proprio paese degli anni successivi. Tralasciamo le inapplicabili "punizioni" da codice penale, poichè anche il non voto può essere un diritto consapevole, ma limitiamoci a dei correttivi facili da applicare e non contestabili. Per esempio la perdita del diritto di voto alle elezioni successive. Potremmo passare poi ad escludere dal voto i cittadini "indegni". Con questo termine possiamo comprendere tutti coloro che si sono macchiati di crimini contro la società e per tale comportamento sono stati riconosciuti colpevoli e condannati. Le categorie sono purtroppo numerose: evasori fiscali, mafiosi, spacciatori di droga, pedofili, ecc...
In tal modo otterremmo una riduzione naturale del numero dei potenziali elettori limitato a coloro che avrebbero dimostrato con il loro comportamento civico di avere a cuore le sorti del proprio paese. Pensiamo poi a come un voto così corretto limiterebbe il fenomeno delle preferenze comprate, del voto di scambio e di tutti quei fenomeni, questi sì illegali, che oggi invece determinano il successo di molti eletti.  
Forse prima di pensare ad una nuova legge elettorale bisognerebbe pensare ad una nuova forma di "democrazia moderna" prima che quella attuale si trasformi nella libertà di eleggere il nostro prossimo dittatore.


Mentre cercavo di mettere nero su bianco queste mie idee, ho trovato in rete il blog "Grandi Passioni" che recensisce il libro di Giovanni Sartori "Democrazia. Cosa è", scritto negli anni '90 ma sempre attuale. Peter Rokic, l'autore della recensione, conclude con una riflessione che sembra il naturale corollario a quanto avete letto fin qui: 
"Il libro finisce con accenti di preoccupazione. La democrazia è in pericolo? – si chiede Sartori nell’ultima lezione. A lunga 
scadenza, sì. È la macchina migliore, ma il pericolo viene dal macchinista, l’uomo massa, concetto preso dallo spagnolo Ortega y Gasset , che nel 1930 descriveva il nuovo tipo di cittadino che si andava affermando nel mondo occidentale come un bambino viziato, senza spina dorsale, che ha ricevuto in eredità benefici che non merita e non apprezza. Gli attacchi alla democrazia sferrati dall’esterno, dai totalitarismi, nel corso del Novecento, hanno messo a lungo in secondo piano i pericoli che vengono alla democrazia dall’interno. Oggi, l’analisi proposta da Ortega y Gasset torna di grande attualità. Un recente saggio di Raffaele Simone propone un’analisi della società globalizzata riprendendo spunti da Ortega y Gasset e Tocqueville. Questo cittadino infiacchito, che preoccupava Tocqueville prima, Ortega poi, non è per niente certo, teme anche Sartori, che saprà affrontare le sfide durissime che ci aspettano. 

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