Facendo una ricerca storica su Internet sono incappato nella storia della Cattedrale di Asmara. La prima residenza missionaria organizzata ad Asmara fu un piccolo tucul ed una chiesetta dedicata a San Marco, realizzata dai Padri Cappuccini nel 1895. Questa chiesetta fu demolita nel 1922 quando iniziarono i lavori di costruzione dell'attuale cattedrale, su progetto dell'architetto Scanavini in stile romanico-lombardo. I lavori di costruzione terminarono un anno dopo e il 14 ottobre 1923, Mons. Carrara consacrò la cattedrale alla Madonna del Rosario. La cattedrale misura 40 metri x 27.
Nel 1936 il governo italiano decise la costruzione di una rete stradale in stile europeo nel Corno d'Africa, dato che le
“ Strade Imperiali “, vantate dagli etiopici erano solo delle piste, impraticabili nella stagione delle piogge e totalmente inadatte al transito di vetture e tanto meno di camion.
Pochi mesi dopo vennero appaltati 14 tronchi di strade per un totale di 1670 km e le ditte coinvolte da tre erano diventate 13. le organizzazioni impegnate fecero un vero e proprio miracolo riuscendo ad impiantare in Africa i cantieri, a reclutare la manodopera e a dare inizio ai lavori. Non erano passati sette mesi che la grande macchina creata per costruire le strade era già in funzione malgrado i grandi disagi causati dalle condizioni climatiche in quanto la stagione delle piogge non poté essere evitata. Dall'Italia arrivarono 30.000 operai italiani che erano il caposaldo di tutte le maestranze, mentre personale assunto in loco era adibito a lavori di manovalanza. Non erano passati 12 mesi dall'inizio dei lavori che furono festeggiati i primi 2000 km di strade costruite dall'Italia in Africa Orientale: un risultato eccellente che suscitò meraviglia nella stampa mondiale.
Ciò che desta ancora oggi meraviglia è la perfetta organizzazione che riusciva non solo a mantenere sempre attivi tutti i cantieri, ma che fu capace di armonizzare l'intervento umano, riuscendo a far convivere e lavorare bianchi e neri senza distinzioni, mantenendo sempre un clima ideale per procedere speditamente nei lavori. Le cifre e i tempi di realizzazione di allora indicano ritmi di costruzione davvero ottimali che non è facile riscontrare oggi con l’impiego dei moderni macchinari. Molte delle grandi opere realizzate per superare le serie barriere naturali che l’ambiente africano del Corno poneva in tutti i percorsi stradali (ponti, gallerie, terrapieni, tourniquet e tanti altri), sono ancora, a distanza di oltre 70 anni, in uso, superando le più rosee previsioni e sfidando chiunque abbia mai pensato di poter fare meglio.
Bene! Ecco due esempi eclatanti di ciò che era capace di compiere in quegli anni l' "italiano medio", ben indirizzato e guidato verso traguardi ritenuti impossibili. Oggi, dopo più di trent'anni non siamo ancora riusciti a completare la Salerno-Reggio Calabria. Allora cosa è successo? Ci siamo rincoglioniti tutti? Abbiamo tutti, noi "italiani medi", perso la capacità di ben lavorare? Io penso di no, sono certo che anche oggi saremmo in grado di fare le stesse cose di allora. Cosa c'è allora di diverso tra oggi e allora?
La risposta non può essere che una: è cambiato tutto quello che sta sopra l'italiano medio!
Nel tanto deprecato Ventennio la classe dirigente italiana era costituita per la gran parte, fatta salva la presenza delle solite e inevitabili, ma rare, mele marce, da gente che aveva fatto la Grande Guerra. Gente che aveva combattuto nelle trincee, magari negli Arditi, meritandosi spesso medaglie e onoreficienze per aver messo la propria vita al servizio della Patria. Gente che aveva vissuto le terribili sofferenze della guerra fianco a fianco: siciliani con piemontesi, calabresi con lombardi, toscani e napoletani in un boiler di dialetti e usanze diverse che si era consolidato alla fine nel sentirsi tutti Italiani.
Gente di questo tipo non poteva prostituirsi quotidianamente al dio denaro, non poteva tradire il camerata con il quale aveva diviso la trincea solo perchè proveniente da un'altra regione o perchè più povero o ignorante. Anzi sentiva il dovere di aiutarlo e di farlo crescere per creare insieme una Patria più grande e rispettata.
Pensiamo adesso ai nostri politici e dirigenti di oggi e facciamo un impietoso confronto: quanti di loro hanno mai provato solo un centesimo delle sofferenze provate dai loro predecessori? Quanti hanno mai svolto un'attività sportiva di squadra ( la cosa che più si avvicina idealmente alla guerra ) imparando così a rispettare compagni ed avversari e a combattere per un fine comune? Mi piacerebbe conoscere le carriere sportive dei vari Berlusconi, Bossi, Bersani, Casini, Rutelli, Fini, ecc... visto che non posso chiedere di conoscere le loro imprese militari.
Ecco cosa è cambiato da allora ad oggi: tutto ciò che sta sopra all' Italiano medio!
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