domenica 10 aprile 2011

Ma davvero c'abbiamo guadagnato con l'Euro?

In questi ultimi giorni di crisi nei rapporti tra noi e gli altri principali paesi dell'area Schengen, si incominciano a sentire timide voci che ritornano sull'ormai vecchio argomento dell'Euro, subito zittite dalle nostre migliori penne, le quali ci ricordano che se fossimo rimasti fuori dall'euro oggi saremmo ridotti alla fame. Bene, dato che da sempre non mi annovero tra gli entusiasti della moneta unica, ho deciso di fare una piccola ricerca in internet su parametri a me molto ben conosciuti, perchè vissuti in prima persona.
Ho trovato uno studio assai ben congeniato sui "livelli retributivi nel mondo" risalente alla fine dell'anno 2000 e stilato in CHF ( Franchi Svizzeri ). Da questo studio risulta che una segretaria tedesca percepiva allora come stipendio netto la somma annua di CHF 26.150 ( pari a circa 34.204.000 lire ) e una segretaria italiana CHF 15.900 ( circa 20.797.000 lire ). A memoria, ricordando che la mia segretaria percepiva circa 1.600.000 lire nette al mese, i conti tornano perfettamente.
Siamo entrati nell'Euro al cambio fisso di 1936,27 lire ( grazie Presidente Prodi ) e quindi i due stipendi di cui sopra sono diventati
rispettivamente 17.667 e 10.742 euro. Fin qui tutto regolare perchè i livelli retributivi in Germania erano, e lo sono ancora oggi, ben superiori a quelli italiani.
Adesso vediamo cosa è accaduto in Italia dal momento che in busta paga sono comparsi gli euro: il potere di acquisto, in brevissimo tempo si è allineato con il vero cambio euro/lira che, come tutti sanno e di 1000 lire per un euro e non certo quello ufficiale di 1936,27. La mia segretaria quindi, che avrebbe dovuto percepire 20.000 euro all'anno e non 10.742, si è trovata di botto a far i conti con metà stipendio ( se n'è accorta un pò di tempo dopo e non le è rimasto che abbozzare ).
Anche in Germania il cambio è stato di circa 2 DM ( circa 2000 lire ) per 1 euro e quindi la nostra segretaria tedesca si è trovata con uno stipendio di circa 17.000 euro però il suo potere di acquisto non si è dimezzato, pur perdendo inevitabilmente qualcosa.
Non so perchè questo sia successo in Italia ma tutti sappiamo che è successo. Forse se ricordassimo questa storia lontana capiremmo perchè la Germania ha superato brillantemente la crisi e noi invece ci siamo dentro in pieno con un tasso di disoccupazione di più del 10%.
Sul Corriere del 24 aprile 2007, un lettore rappresentava efficacemente i vantaggi procurati dall'introduzione dell'euro: pieno di carburante nel 1998 pari a lire 48.000 lire con stipendio mensile di 2.200.000 lire. Pieno nel 2007 pari a 49 euro con stipendio mensile di 1150 euro. Ovviamente stessa macchina e stessa azienda. Allora a chi è servito l'euro? Non certo ai lavoratori e pensionati che hanno perso il 50% del potere di acquisto!
Da ogni parte però giunge il grido unanime ( politcally correct ) "moneta unica, una salvezza".
E non poteva essere diversamente visto che non credo di fare dietrologia affermando che sicuramente la lobby degli industriali aveva ben previsto gli effetti che l'euro avrebbe avuto su una moneta debole come la lira, trovando un pieno appoggio ai loro interessi presso l'allora Commisario Prodi. Del resto se fossi un industriale costretto ad acquistare le materie prime all'estero ( visto che praticamente non ne esistono quasi in Italia ), preferirei acquistarle con una moneta forte tale da consentirmi, ad esempio, un bel risparmio del 30% nell'area del dollaro. Certo, avrei poi qualche difficoltà in più nell'esportazione ma grazie ad un taglio del 50% degli stipendi, senza alcun problema con i sindacati che anzi approveranno con entusiasmo l'euro, avrei anche tutti i margini per restare competitivo sul mercato internazionale ed evitare il fallimento dell' azienda per incapacità gestionale e di rinnovamento, mia e dei miei manager. Vero colpo da maestro: salvare l'azienda, mantenere inalterate le esportazioni dando l'impressione di aver così "salvato l'economia" e ridurre in semipovertà la classe media del paese. Il tutto con l'avallo del Governo, dei sindacati e di Prodi che ci racconta di aver salvato l'Italia..
Io invece ricordo che nel 1981, come agente pubblicitario, concludevo facilmente contratti pluriennali con la clausola dell'adeguamento ISTAT che allora si aggirava sul 20% annuo. Eppure non siamo andati in bancarotta, anzi anno dopo anno la lira si è rivalutata e l'inflazione diminuita fino a portarci nei mai tanto rimpianti "anni d'oro".
L'euro evidentemente è servito per rassicurare e contemporaneamente fregare tutti gli italiani dalla memoria corta.

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